SAN PIO DA PIETRELCINA E LA MADONNA

Gesù e Maria, confido in Voi!
  

Messaggi della Madonna di Medjugorje

L'Amore alla Madonna

(Dal libro: Padre Pio da Pietrelcina, crocifisso senza croce)

«Mammina, ...io ti voglio bene»

Il ritratto vero di padre Pio resterebbe incompleto se non si desse rilievo — come l'ebbe realmente nella vita — alla componente spirituale mariana. Nella sua lunga vita di otto decenni, traspare sempre — come una filigrana — la figura della Madonna, che s'impone — come in dissolvenza — nei momenti più difficili.

È un amore che nacque — come in un'alba — a Pietrelcina, e risplendette sino al tramonto terreno di padre Pio, a S. Giovanni Rotondo. Tanta parte del segreto di padre Pio viene illuminato dalla Madonna, che si fa presente negli anni d'infanzia, come Madre rasserenatrice, e nelle ore più oscure della vita, come alleata nella lotta.

Il neonato Francesco Forgione apre gli occhi di cristiano, ricevendo il battesimo nella chiesa di S. Anna di Pietrelcina, intitolata a S. Maria degli Angeli; l'ottantunenne padre Pio chiude i suoi occhi a pochi metri dalla chiesa di S. Giovanni Rotondo, intitolata a S. Maria delle Grazie. Un percorso spiccatamente mariano.

Nella chiesa-madre di Pietrelcina si venera la Madonna della Libera, patrona del paese. L'amore a questa Madonna fu uno di quegli amori che s'impose, sin dai primi anni, nel cuore del fanciullo Forgione, e che si protrasse per tutta la vita, illuminandola di vera dolcezza.

Intorno agli anni cinquanta, il sabato antecedente la prima domenica d'agosto, al convento di S. Giovanni Rotondo era arrivato, da Pietrelcina, il cappuccino Fra Modestino Fucci, per procurarsi alcune strisce di marmo per la chiesa dei Cappuccini. Padre Pio gli dette fretta: — Fa' tutto quello che devi fare e parti subito.

Contro i progetti di Fra Modestino, che intendeva fermarsi per qualche giorno, il Padre si fece insistente: — Devi partire!

E spiegò: — Devi partire subito! Non sai domani che cos'è?... Domani è la festa della Madonnella nostra. Oh, potessi venirci anch'io!

La Madonna, imparata ad amare nella chiesa del paese natale, vista attraverso un simulacro, si fece presente — confortatrice — nei giorni bui. Padre Agostino informa che, a Venafro, nel novembre 1911, e nel soggiorno misterioso di Pietrelcina, il giovane sacerdote padre Pio, dopo paurose tentazioni, godeva «parecchie estasi, in cui ordinariamente apparivano... Gesù, la Madonna e l'Angelo custode». Padre Agostino ne riferisce i colloqui, dal 28 novembre al 3 dicembre, nei quali — con il sentito stile dell'innamorato meridionale — padre Pio ripete più volte gli appellativi: «Mammina, Mamma mia, quella Signora, la Madre tua, Mammina cara».

Nell'estasi del 29 novembre, giunse a dirle: «Senti, Mammina,... io ti voglio bene più di tutte le creature della terra e del cielo... dopo Gesù, s'intende... ma ti voglio bene».

In quella del 3 dicembre, così le parlò: «Sei bella. Mamma mia... io mi glorio di avere una Mammina così splendida».

In un'altra estasi, le riconfermò: «Sì, sei bella... Se non ci fosse la fede, gli uomini ti direbbero Dea... gli occhi tuoi sono più risplendenti del sole... sei bella, Mammina, me ne glorio, ti amo... deh aiutami!».

Che la Madonna — vera ausiliatrice — accorresse ad aiutarlo, lo testimonia padre Pio stesso in non poche lettere ai direttori spirituali. Da Pietrelcina, 26 maggio 1910: «Mi dispiace solo... di non aver mezzi sufficienti da poter ringraziare la nostra bella Vergine Maria, ad intercessione della quale io non dubito affatto di aver ricevuto tanta forza dal Signore, nel sopportare con sincera rassegnazione le tante mortificazioni, alle quali sono andato soggetto di giorno in giorno... E questa forza non credo che mi venga dal mondo».

Da Pietrelcina, 2 giugno 1911: «Il comune nostro nemico seguita a muovermi guerra e finora non ha dato segno alcuno a volersi ritirare e darsi per vinto. Egli mi vuole perdere ad ogni costo... Ma molto sono obbligato alla comune nostra madre Maria nel respingere queste insidie del nemico. La ringrazi anche lei questa buona madre per tali grazie singolarissime, che tutti i momenti mi va impetrando».

Veramente la Madonna gli si mostrava madre. Il Padre scrive da Pietrelcina, 1 maggio 1912: «Quante volte ho confidato a questa madre le penose ansie del mio cuore agitato! e quante volte mi ha consolato!... Nelle maggiori afflizioni mi sembra di non aver più madre sulla terra; ma di averne una molto pietosa nel cielo». Nella stessa lettera, espone addirittura la delicatezza della Madonna che lo accompagna all'altare: «Povera Mammina, quanto bene mi vuole! L'ho constatato di bel nuovo allo spuntare di questo bel mese. Con quanta cura mi ha ella accompagnato all'altare questa mattina. Mi è sembrato ch'ella non avesse altro a pensare se non a me solo col riempirmi il cuore di santi affetti».

Anzi, le premure della Madonna nei suoi riguardi toccavano la ricercatezza. Da Pietrelcina, 6 maggio 1913: «Questa cara Mammina seguita a prestarmi premurosamente le sue materne cure, specialmente in questo mese. Le di lei cure verso di me toccano la ricercatezza... Che cosa ho io fatto per aver meritato tanta squisitezza? La mia condotta non è stata forse una smentita continua, non dico di suo figlio, ma anche al nome istesso di cristiano? Eppure questa tenerissima Madre nella sua grande misericordia, sapienza e bontà ha voluto punirmi in un modo assai eccelso col versare nel mio cuore tali e tante grazie». Per tanta tenerezza si sentiva «bruciare senza fuoco»: «Quando mi trovo alla presenza sua ed a quella di Gesù... mi sento tutto bruciare senza fuoco; mi sento stretto e legato al Figlio per mezzo di questa Madre, senza neanche vedere le catene che tanto stretto mi tengono; mille fiamme mi consumano; sento di morire continuamente e pur sempre vivo».

E continua: «In certi istanti tale è il fuoco che qui dentro mi divora, che faccio tutti i miei sforzi per allontanarmi da loro, per andare in cerca di acqua ed acqua gelata per gittarmi dentro; ma... mi accorgo subito di essere io assai infelice, perché allora più che mai sento di non essere libero; le catene che gli occhi miei non vedono, le sento che mi tengono stretto stretto a Gesù ed alla sua diletta Madre; ed è in questi istanti che esco il più delle volte in escandescenze;... sono tentato di gridare loro in viso e chiamare crudele il Figlio, tiranna la Madre... Eccovi descritto debolmente quello che mi accade quando sono con Gesù e con Maria».

Per ricompensare tanta squisitezza materna, padre Pio esplode: «Vorrei avere una voce sì forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna». «Vorrei volare per invitare le creature tutte di amare Gesù, di amare Maria».

Sicuro di tanta protezione materna, padre Pio attende la vittoria: «Il nemico... è fortissimo... La forza di satana, che mi combatte, è terribile, ma viva Iddio, poiché egli ha posto la causa della mia salute, l'esito della buona vittoria nelle mani della nostra celeste Madre. Protetto e guidato da una sì tenera Madre, rimarrò a combattere fino a quando Iddio vorrà, sicuro e pieno di confidenza in questa Madre di non soccombere giammai».

Ci fu — nonostante quanto detto — un rifiuto della Madonna: negò a padre Pio una grazia (forse quella di poter rientrare stabilmente in convento) implorata per obbedire a padre Agostino. In una lettera del 1 maggio 1912, padre Pio aveva esposto le due grazie, delle quali attendeva la concessione nel mese di maggio: la prima, di morire, oppure di ottenere che «tutte le consolazioni della terra» gli fossero cambiate «in amarezze», a condizione di non rivedere più «quelle facce patibolari» dei demoni; la seconda (non espressa, ma dichiarata nota a padre Agostino), di ritornare definitivamente in convento.

Tale seconda grazia non fu concessa. Peggio, la Madonna assunse un atteggiamento che fece soffrire il povero figlio non esaudito. Non ci crederemmo se non fosse padre Pio a dircelo. Da Pietrelcina, 18 maggio 1913, informava padre Agostino: «Nel ricevere l'ultima vostra, volli far presente alla Mammina la grazia che mi comandaste di sempre chiedere... L'effetto sperato non fu raggiunto, perché questa Madre santa montò sulle furie per l'ardire che ebbi di nuovamente chiedere detta grazia, di cui me ne aveva fatto un severo divieto. Questa mia involontaria disubbidienza me l'ha fatta pagare troppo a caro prezzo. Da quel giorno si ritirò da me assieme agli altri personaggi celesti... Una guerra asprissima s'impegnò da quel giorno con quei brutti cosacci. Volevano darmi ad intendere di essere stato rigettato finalmente da Dio. E chi non l'avrebbe creduto, tenendo presente il modo troppo scortese con cui fui allontanato da Gesù e da Maria!».

Nonostante tutto — e qui traspare la confidenza e la resistenza filiale di padre Pio verso la Madonna — in tale «smisurata angoscia», dopo aver pianto tutte le sue lacrime, padre Pio confessa: «Ebbi appena la forza di fare questa supplica alla consolatrice degli afflitti: "Madre di misericordia, abbiate pietà di me! Dovreste intendere, Madre mia cara, che se lo feci, lo feci unicamente per ubbidire!". Avevo appena finito d'innalzare al cielo questa breve preghiera, che mi era uscita proprio dal cuore, che già ho sentito sussultarmi il cuore... Il ghiaccio è rotto, la consolatrice degli afflitti è lì assieme al Figlio, ma quanto terrore incutevano coi loro visi severi! Mi fecero una buona lavatina di testa e rinnovarono il loro divieto. "Non ti impensierire che gli altri pensano sul tuo conto tante stranezze, noi abbiamo preso a difenderti"».

Questi tocchi autobiografici — colti dall'epistolario ai direttori spirituali — inquadrano e spiegano tutta una devozione mariana, che si può focalizzare così: tenerezze per tenerezze.

Fu una fra le tante tenerezze quella che padre Pio provò e descrisse nella festa di Maria Assunta, 15 agosto 1929: una apparizione della Madonna con il Bambino, mentre egli celebrava la messa. «Questa mattina — confida — sono asceso all'ara santa non so come. Dolori fisici e pene interne facevano a gara a chi più potesse martorizzare tutto il mio povero essere... A misura che mi avvicinavo alla consumazione delle Sacratissime Specie questo scempio stato cresceva e sempre più cresceva. Mi sentivo morire. Una tristezza mortale mi pervadeva tutto e tutto credevo che fosse finito per me: la vita del tempo e la vita eterna... Nell'atto di consumare la Sacra Specie dell'Ostia Santa, una luce subitanea mi pervade tutto l'interno e vidi chiaramente la Celeste Madre col Figlio Bambino in braccia che insieme mi dicono: Quietati! noi siamo con te, tu ci appartieni e noi siamo tuoi. Ciò detto non vidi più nulla... Mi sono sentito per tutta la giornata affogato in un pelago di dolcezza e di amore indescrivibile».

Immagini care

Si sa che molti santi ebbero il loro santuario mariano o una particolare immagine della Madonna, nel cuore e dinanzi agli occhi.

Oltre la Madonna della Libera, di Pietrelcina, padre Pio venerò la Madonna espressa in altre immagini e venerata in altri santuari.

Fu a Pompei nel 1901, con alcuni compagni di scuola e annunciò di andarvi il 3 gennaio 1917, in una licenza dalla vita militare. Sin dal 1912, ripeté novene e novene a quella cara Madonna di Pompei, per ottenere la grazia di ritornare in convento. Nel gennaio 1915, scriveva, presentando la Madonna come informata delle sue prove: «Iddio e la carissima Madre mia di Pompei, a cui le novene si sono succedute alle novene, ormai sono oltre tre anni, sanno che cosa ho fatto per essere esaudito da una sì dura prova. Essi solo comprendono e sono testimoni del dolore che mi stringe e che mi opprime il cuore».

Pure al direttore spirituale padre Agostino chiedeva novene e rosari in onore della Madonna di Pompei, per la grazia che gli preme. Pure alle sorelle Cerase di Napoli (che gli avevano regalato il quadro della loro «bella Vergine») e ad altre anime chiese di incominciare per lui «subito tre novene alla Vergine di Pompei con la recita quotidiana dell'intero rosario». Già precedentemente le aveva esortate: «Pregate, e, sarei per aggiungere, santamente importunate il divin Cuore e la Vergine Santissima di Pompei».

Pochissimi giorni prima di morire, il Padre compirà un gesto delicatissimo verso la Madonna di Pompei. Il 19 settembre 1968, gli verrà presentato un mazzo di rose, a ricordo dei suoi cinquant'anni di stimmate. Con la sua mano ferita egli estrarrà dal mazzo una rosa e la affiderà ad un suo figlio spirituale diretto a Napoli, affinché la deponesse dinanzi all'immagine della Madonna del Rosario di Pompei.

Padre Pio non fu mai a Loreto, ma verso la Santa Casa ebbe un'espressione di intensa devozione. Un suo figlio spirituale, un giorno, gli chiese se la Casa di Loreto fosse veramente quella in cui si era compito il mistero dell'Incarnazione nel seno dell'Immacolata. Lasciando da parte tutte le possibili indagini e soluzioni, padre Pio disse solamente:

Se entrassi un solo istante in quella Casa, per la grande emozione ne morirei.

Il Padre non partì mai per Lourdes. Incontrarsi con la Bianca Signora della Grotta, tuttavia, l'aveva desiderato. A Raffaelina Cerase, che aveva in programma un pellegrinaggio a Lourdes, padre Pio scriveva da Pietrelcina, il 28 luglio 1914: «Anch'io vado vagheggiando da molti anni una tal visita, ma mi avvedo però che rimarrà per sempre un pio desiderio». La incoraggiava a non farsi sfuggire «questa bellissima occasione»: «Andate, sì, ve ne prego, a visitare la Bianca Signora e pregatela per tutti i bisogni di santa Chiesa ed in modo speciale pregate per la povera anima mia... Deponete ai piedi di questa sì cara Mammina un mio sospiro. Oh! potessi anch'io seguirvi in tal visita, che fortuna e che insigne favore del cielo sarebbe per me! Ma sia fatta la volontà del Signore».

Un giorno, raccontò a padre Rosario d'Aliminusa che, da giovane, aveva tanto desiderato di pellegrinare al santuario di Lourdes. Lo vide in sogno, in tutti i suoi particolari, tanto da descriverlo dettagliatamente ad uno che vi era stato, il quale ne riscontrò l'esattezza. Da allora — concludeva padre Pio — non sentì più il desiderio d'andarci. Padre Rosario gli precisò che l'aveva visto in sogno, quel santuario, mentre dormiva. Ma lui replicò:

No, che non dormivo. Ero sveglio.

Nel luglio 1968, padre Onorato da S. Giovanni Rotondo notificò a padre Pio che egli partiva per Lourdes, anzi lo invitò a quel pellegrinaggio. Padre Pio rispose:

Eh! a Lourdes ci sono stato tante volte!

Alla sorpresa dell'interlocutore, che gli ripeteva di non averlo mai visto uscire di convento, il Padre spiegò:

Beh! a Lourdes non ci si va solo col treno o con l'automobile: si va pure in altri modi.

Padre Pio — impossibilitato per tanti motivi a pellegrinare ai santuari mariani — visse per cinquantadue anni accanto a un santuario mariano: quello garganico di S. Maria delle Grazie.

Fu dinanzi a questa miracolosa immagine — dipinta ingenuamente nel '300, con occhi un po' orientali e il petto scoperto quasi ad esprimere tutta la maternità — che il Padre visse gli eventi più incisivi della propria vita: ricevette le stimmate e aiutò tante anime al ritorno a Dio.

Una Madonna così, con il Bambino in grembo, attorniata da angeli, padre Pio l'aveva vista, in una visione, la mattina della domenica 20 luglio 1913, a Pietrelcina, dopo aver celebrato la messa. Si trovò, nello spirito, «trasportato da una forza superiore in una spaziosissima stanza tutta folgoreggiante di luce vivissima. Su di un alto trono tempestato di gemme vidi assisa una signora di rara bellezza, quest'era la Vergine santissima, avendo in grembo il bambino, il quale aveva un atteggiamento maestoso, un volto splendido e luminoso più del sole. Intorno una gran moltitudine di angioli sotto forme assai risplendenti».

La Madonna della chiesa cappuccina di S. Giovanni Rotondo fu, per padre Pio, la Madonna d'ogni giorno. «Maria Santissima delle Grazie... — disse un giorno — è la Regina alla quale ogni giorno e più volte al giorno manifestiamo il nostro amore e alla quale chiediamo assistenza materna».

Il 1959 fu portatore di gioia al cuore di padre Pio, per due avvenimenti al santuario di S. Maria delle Grazie: inaugurazione del nuovo tempio e incoronazione della Madonna.

Mentre egli era ricoverato in Casa Sollievo per estrema debolezza, il 1 luglio venne consacrata la nuova chiesa, dal vescovo di Foggia Paolo Carta. Il primo colpo di piccone, che avviava i lavori, era stato dato il 31 gennaio 1955. Il 2 luglio, era stata posta la prima pietra. Ad incoraggiare la realizzazione del nuovo tempio era stato anche padre Pio, che così, il 12 dicembre 1953, s'era espresso con padre Carmelo da Sessano:

In linea di massima, sono contrario che si amplifichino le chiese nostre; però, qui, date le circostanze, la chiesa è non solo utile, ma necessaria. Quella attuale è insufficiente non solo, ma anche pericolosa... Vedrai d'estate quanti schiamazzi! quante grida! quanti svenimenti!... La chiesa nuova è un'opera santa.

Il 2 luglio 1959, il cardinale Federico Tedeschini incoronò l'immagine della Madonna, dipinta su tela, esposta sull'altare maggiore della primitiva chiesetta. Una copia in grandi proporzioni era stata riprodotta in mosaico sulla parete di fondo del presbiterio del nuovo tempio.

Quanti rosari furono recitati da padre Pio dinanzi a questa Madonna delle Grazie, nello scenario raccolto della piccola chiesa e nell'ampio presbiterio del nuovo tempio! E quante occhiate d'amore, che erano preghiera!

L'incontro con la Madonna di Fatima

La Madonna apparve ai tre pastorelli, nel Portogallo, nel 1917, l'anno che precedette la stimmatizzazione e che al Padre fu assai penoso per il servizio militare e per condizioni fisiche. Verso la fine d'aprile 1959, una statua della Madonna di Fatima, recata in elicottero dalla Cova da Iria, arrivò in Italia, per compiere una peregrinazione attraverso i capoluoghi di provincia. Tra i piccoli centri, che la poterono accogliere, fu anche S. Giovanni Rotondo, per eccezionale concessione.

Parve che fosse la Madre a far visita ad un suo figlio prediletto, cui erano impossibili lunghi viaggi. Mentre la Madonna toccava il suolo italiano, il Padre fu colto da grave pleurite essudativa che, protraendosi a lungo, dal 5 maggio gli proibì di celebrare la messa.

L'arrivo della statua mariana a S. Giovanni Rotondo avvenne nel pomeriggio del 5 agosto. L'atteso arrivo fu preparato da una novena che si può dire sia stata predicata da padre Pio, dal suo letto d'infermità, nella cella numero 1. Già dal 31 maggio il Padre dettava al microfono un pensiero spirituale che, per un collegamento d'altoparlanti, veniva ascoltato dai fedeli raccolti nella chiesa.

La sera del 27 luglio, padre Pio annunciò l'inizio della novena «per la visita che la Mamma celeste vuol farci» ed esortò a prepararvisi con cristiano rinnovamento. Per tutte le sere, richiamò la gioia, la fortuna, la «grazia tutta speciale» di tale visita e l'impegno ad un'accoglienza degna, soprattutto con la pratica di alcune virtù. La sera del 4 agosto, annunciò che «dalla visita della Mamma nostra» mancavano «poche ore» e che era necessario non farsi trovare «con le mani vuote». La sera del 5 agosto, notificò con commozione: «Fra pochi minuti la Mamma nostra è in casa nostra... Allarghiamo i nostri cuori». Finalmente, la sera del 6 agosto, incitò al ringraziamento, impegnò ad un «entusiasmo... permanente, come permanente è l'occhio della Mamma nostra su di noi».

Durante la mattinata del 6 agosto, il Padre poté scendere in chiesa. Si soffermò più volte — seduto, perché sfinito — dinanzi all'immagine della Madonna, alla quale offrì la corona del rosario, che lui pure aveva ricevuto in dono dal Gruppo di preghiera di S. Casciano Val di Pesa. La statua fu abbassata dinanzi al suo viso ed egli la poté baciare. Fu un gesto affettuosissimo.

Tra le ore 2-3 pomeridiane del 6 agosto, dalla terrazza della Casa Sollievo s'alzò l'elicottero, che portò la statua della Madonna verso la Sicilia. Compiuti tre giri sopra la folla che gremiva il piazzale della chiesa, l'elicottero s'allontanò. Padre Pio, da una finestra del coro, seguì il volo dell'elicottero, con occhi che avevano già pianto. Verso la Madonna in volo padre Pio rivolse — con la confidenza tutta sua — un lamento:

Madonna, Mamma mia, sei entrata in Italia e mi sono ammalato; ora te ne vai e mi lasci ancora malato.

Lo lasciava assai stanco e affranto, avendogli i medici diagnosticato «un tumore alla pleura».

Fu in quell'istante di lamento filiale che padre Pio avvertì come un brivido corrergli per tutta la persona. Finché visse, lo ripeté: — In quello stesso istante sentii come un brivido per le ossa, che mi fece guarire immediatamente.

Padre Agostino conferma: «In un momento il Padre si sentì come una forza misteriosa nel suo corpo e disse ai confratelli: Sono guarito!». L'estensore di una relazione bimestrale conferma: «Nell'ultimo saluto che le rivolse nel primo pomeriggio del 6 agosto, nel momento in cui il simulacro stava allontanandosi in volo, padre Pio sentì un brivido e, immediatamente, un gran benessere: si sentì sano e forte come mai in vita sua».

Il provinciale di Foggia, padre Amedeo da S. Giovanni Rotondo, con lettera del 10 agosto 1959 informava il generale dell'Ordine: «Padre Pio non esclude, anzi l'afferma decisamente, che il suo ristabilimento sia dovuto all'intercessione della Madonna di Fatima, il cui simulacro è stato portato a S. Giovanni Rotondo nel pomeriggio del 5 corrente mese. Afferma che, quando il simulacro stava per allontanarsi in elicottero alle 14 del giorno sei, subito dopo aver invocato e salutato la Vergine Santissima, si è sentito talmente sano e forte come mai in vita sua».

Il dottor Giuseppe Sala precisa che, in quel tempo, il Padre era già clinicamente guarito dalla pleurite essudativa; si prevedeva una convalescenza, che si sarebbe potuta protrarre per mesi e mesi, salvo complicazioni, ignorandone l'esito e obbligando il paziente a sospendere la consueta attività. Il dottor Sala riconosce che «padre Pio si riprese in modo inaspettato e con la terapia predisposta dai medici».

All'opposto, il repentino ritorno delle forze e la rapida conclusione della convalescenza furono un imprevisto che il Padre attribuì subito all'intercessione della Madonna di Fatima. La ripresa dell'attività — dal 10 agosto la celebrazione della messa, dal 21 agosto la confessione di uomini e donne — lo mostrava davvero guarito, smentendo tutte le diagnosi. Lui stesso diceva di sentirsi «completamente guarito». Anzi, informato intorno ad un articolo apparso su un giornale di Foggia, che si domandava perché la Madonna di Fatima fosse andata a S. Giovanni Rotondo e non al santuario di S. Michele a Monte S. Angelo, con puerile semplicità padre Pio spiegò:

La Madonna è venuta qui, perché voleva guarire padre Pio.

Le espressioni mariane preferite

Erano quelle più consone alla sua psiche e quelle apprese particolarmente dalla formazione francescana.

Anzitutto, l'Immacolata.

Scrisse una meditazione su questo singolare privilegio. Dinanzi a tanta pienezza di grazia, proruppe in un'implorazione: «Madre mia,... purissima, immacolata... abbi pietà di me; uno sguardo tuo materno mi rialzi, mi purifichi, mi elevi a Dio». Ricordando il battesimo e la ricevuta «purissima stola dell'innocenza», concludeva implorando di avere «puro il cuore» per amare Dio, «pura la mente» per contemplare Dio, «puro il corpo» per ricevere Dio nella comunione.

Per tutta la vita — combattendo — padre Pio rifletté in sé la purezza implorata dalla Madre Immacolata. Padre Agostino poté scrivere: «Potrei giurare che il Padre ha conservato finora la sua verginità, non ha mai peccato neppure venialmente contro l'angelica virtù». Dovette soffrire immensamente padre Pio, quando seppe che da un visitatore apostolico si cercava d'indagare sul suo comportamento.

Quello dell'Addolorata fu un altro atteggiamento mariano, sentito e coraggiosamente seguito da padre Pio.

«La Vergine Addolorata — scriveva da Pietrelcina il 1 luglio 1915 — ci ottenga dal suo santissimo Figliuolo di farci penetrare sempre più nel mistero della croce ed inebriarci con lei dei patimenti di Gesù... La santissima Vergine ci ottenga l'amore alla croce, ai patimenti, ai dolori... Sforziamoci... di tenere sempre dietro a questa benedetta Madre, di camminare sempre appresso ad ella... Associamoci sempre a questa sì cara Madre: usciamo con essa appresso Gesù fuori di Gerusalemme».

Attraverso le prove, che martirizzarono il suo spirito, padre Pio s'addentrò più facilmente nel mistero della Madre di Gesù dall'anima ferita, stringendosi per aiuto più vicino a lei. Il 7 luglio 1913, dopo avere spiegato a padre Benedetto di sentirsi trafitto il cuore «a banda a banda», aggiunse: «Adesso mi sembra di penetrare quale fu il martirio della nostra dilettissima Madre, il che non mi è stato possibile per lo innanzi. Oh se gli uomini penetrassero questo martirio! Chi riuscirebbe di compatire questa nostra sì cara corredentrice? Chi le ricuserebbe il bel titolo di "regina dei martiri"?».

Lo stimmatizzato, che sentiva nella propria carne le ferite di Cristo, sentiva nella propria anima i dolori della Madre del Crocifisso. Per questo, specialmente durante la settimana santa, esortava i suoi figli spirituali:

Andate a far compagnia a Gesù appassionato e alla sua Mamma addolorata.

Nella Madonna padre Pio amava vedere la Mediatrice d'ogni grazia, l'Ausiliatrice, l'Avvocata dei peccatori, la Madre.

Nella preghiera, sulla immaginetta-ricordo del suo 50º di sacerdozio, la chiamò: «Mamma dolcissima dei sacerdoti, Mediatrice e Dispensatrice di tutte le grazie». Gli appellativi, che ripete nelle lettere ai direttori spirituali, hanno un'affettuosità assai delicata, in uno stile da fanciullo: «cara Mammina, bella Mammina, bella Vergine Maria, dilettissima Madre, benedetta Madre, tenerissima Madre, celeste Mammina, Consolatrice». Scrive che Gesù e Maria seguitano a fargli «da genitori».

Raccontava volentieri una... leggenda che metteva in risalto l'amore della Madonna per i peccatori: «Un giorno, Nostro Signore, facendo un giro in paradiso, vide certe facce equivoche e ne chiese spiegazione a S. Pietro: — Come mai son riusciti a entrare qua dentro? Mi pare che tu non sorvegli bene la porta. — Pietro, tutto mortificato, risponde: — Signore, io non ci posso fare niente.

Come? Non ci puoi far niente? La chiave ce l'hai tu! Fa' il tuo dovere. Sta' più attento!

Dopo qualche giorno il Signore fa un altro giro e vede altri inquilini dalla faccia poco raccomandabile: — Pietro, ho visto certe altre facce! Si vede che tu non controlli bene l'entrata.

E Pietro: — Signore, io non ci posso far niente! E non ci puoi far niente neanche tu.

E il Signore: — Neanche io? Oh questa è grossa!

Sì, neanche tu! È tua Madre che ha un'altra chiave! È tua Madre che li fa entrare».

Un'altra battuta di padre Pio fa intravedere il concetto che egli aveva della bontà della Madonna. Alcuni commentavano un fatto del giorno: un furto di cose preziose a una immagine della Madonna. Fu chiesto il parere del Padre, il quale lo espose con tutta semplicità: — Cosa volete che dica? Quel povero giovane forse aveva fame e sarà andato dalla Madonna per dirle: A te cosa serve quest'oro? La Madonna glielo ha dato.

Tanto amore alla Madonna spiega le espressioni mariane di padre Pio. Se ne leggono a grappoli.

Parlando della Madonna, o recitando l'Angelus, o leggendo in chiesa la «Visita a Maria Santissima», raramente riusciva a trattenere la commozione. Si commosse quando Beniamino Gigli, nell'orto del convento, gli cantò l'Ave Maria del Gounod. Una sera, sotto la finestra della sua cella, si sentì cantare dai pellegrini la canzoncina mariana, dal ritornello «Bella tu sei qual sole, bianca come la luna». Commentò: — Eh, se fosse così, rinunzierei ad andare in paradiso. — E a padre Eusebio da Castelpetroso, che gli domandò che cosa ci fosse di più bello del sole e della luna, il Padre rispose, in dialetto: — Eh... a' voglia!

La sera, in camera, non si metteva a dormire se prima non fosse stata detta da lui e dai presenti l'Ave Maria. Nelle prove della vita e a letto, negli ultimi tempi, aveva sempre sulla bocca: «Madonna mia, Mamma mia aiutami!». Si trasfigurava in volto, fermandosi a pregare dinanzi a qualunque immagine della Madonna, dovunque fosse esposta.

Sembrava il Frate del rosario. Lo portava sempre avvolto alla mano o al braccio, come fosse un monile o uno scudo. Altri rosari li teneva sotto il guanciale, sul comodino della cella. Chiamava, la corona, la sua «arma». Una sera, a letto, non trovando più la sua corona, richiamò l'attenzione di padre Onorato da S. Giovanni Rotondo: — Uagliò (ragazzo), pigliami l'arma, dammi l'arma!

Il rosario era la preghiera preferita: lo recitava più volte al giorno, decine su decine. In una sua nota di devozioni particolari giornaliere, lasciò scritto: «Giornalmente non meno di cinque rosari per intero». Fu un insaziabile divoratore di rosari, perché forma di preghiera che aveva appreso dalle più care immagini mariane: quelle di Pompei, di Lourdes, di Fatima. Era, soprattutto, la preghiera indicata dalla Vergine stessa, come mezzo per ottenere la conversione e la salvezza dei peccatori.

Oltre che la recita del rosario, alla Madonna che amava offriva pure i sacrifici della sua vita, o — meglio — la sua vita di sacrificio. Già in una lettera del 21 luglio 1913 aveva chiesto al confessore il permesso di impegnarsi con voto a non mangiare frutta il mercoledì «in onore della Vergine».

C'è un episodio che indica la generosità nell'offrire dei sacrifici. Nel periodo di segregazione, il Padre poteva essere avvicinato dal dottore Mario De Giacomo. In un incontro, si parlò dei famosi maccheroni alla napoletana e il dottor De Giacomo li descrisse in una maniera così viva, con il pomodoro e con carne di vitello al sugo, da accendere vivissimo appetito in padre Pio. Richiesto se ne mangiasse volentieri un bel piatto, il Padre rispose con un sincerissimo: — Magari! — L'indomani, il dottore napoletano gli imbandì, nella cella, su una piccola mensa improvvisata, un piatto fumante e succulento di maccheroni. Il Padre benedisse la tavola bell'e pronta, afferrò la forchetta e, al dottor Mario, disse:

Perché non facciamo insieme un fioretto alla Madonna? Porta questo pranzo ai poveri, essi ti benediranno.

Dopo tanto lavoro, il dottore rimase avvilito. Insistette. A nulla valse.

Il malato o il sofferente, che lo implorava d'aiuto, il Padre lo indirizzava: — Raccomandati alla Madonna. Prega la Madonna.

Spesso donava ai figli spirituali delle immaginette della Madonna, dietro alle quali aveva scritto un'implorazione mariana o un invito a seguirla, ad amarla. Il vescovo Paolo Carta, presentandogli un amico, già ufficiale a Cagliari, disse a padre Pio che costui voleva assicurarsi un biglietto d'ingresso in paradiso; poi lo richiese che cosa gli consiglierebbe. «Con accento dolcissimo», il Padre rispose: — Eh, ci vuole la Madonna, ci vuole la Madonna.

Invitato a dire una parola alla vigilia della morte, la disse:

Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il rosario.

Forse il Padre morì vedendo la Madonna. Abbandonato sulla poltrona nella cella, viveva gli ultimi istanti. Dalla parete, che aveva dinanzi, pendeva un ritratto di sua madre, zi' Peppa. Padre Pio domandò a padre Pellegrino chi fosse in quella fotografia. Al confratello che gli precisò che, quella, era sua madre, padre Pio disse:

Io vedo due Mamme.

Avvicinatosi al quadro e indicandolo, padre Pellegrino ripeté che, quella, era l'immagine di mamma Peppa. E padre Pio:

Non preoccuparti, ci vedo benissimo. Io vedo lì due Mamme.

L'ultimo sguardo padre Pio lo soffermò sull'immagine della Madonna della Libera, patrona del paese natale e mamma della sua vita.

Nella bara, tra le mani, gli fu messa la corona, la sua compagna più cara. Sulla porta della sua cella numero 5 rimase la scritta di una massima di S. Bernardo, che illumina tutta una vita: «Maria è tutta la ragione della mia speranza».