MARIA GENNAI

(Dal libro: Padre Pio. Sotto il peso della Croce)

Madre di un bimbo ammalatosi appena nato, apprende a seguito di una visita medica specialistica che la piccola creaturina è affetta da un male assai complesso.

Inizia un lento calvario fatto di speranze e di continui consulti clinici che col passare dei mesi diviene vera tragedia: il piccolo soffre sempre di più per i sintomi di questo male terribile che lentamente lo consuma.

Quando ormai ogni speranza di salvarlo è assolutamente persa, Maria si decide a partire in treno per San Giovanni Rotondo.

Abita in un paese al capo opposto delle Puglie, ma ha sentito tanto parlare di questo Frate che porta impresse nel suo corpo cinque ferite sanguinanti, uguali a quelle di Gesù sulla Croce, e che fa grandi miracoli, guarisce gli ammalati e ridà speranza agli infelici.

Parte subito ma durante il lungo viaggio il bambino muore.

Lo avvolge fra gli indumenti personali e, dopo averlo vegliato per tutta la notte sul treno, lo ripone dentro la valigia e ne richiude il coperchio. Dopo la grande disperazione del momento la povera donna ritrova il coraggio di proseguire il viaggio peraltro ora divenuto apparentemente inutile, e giunge il giorno seguente a San Giovanni Rotondo.

È disperata, ha perso l'affetto cui più tiene al mondo ma non ha perso la fede, che le è ora di puntello nella tragica e incombente situazione. La sera stessa è al cospetto del Frate del Gargano; è in fila per confessarsi e tra le mani stringe la valigia che contiene il piccolo cadavere del suo bambino, ormai deceduto da più di 24 ore.

Arriva difronte a Padre Pio. E chino a pregare quando la donna si inginocchia singhiozzante di un pianto rotto dalla disperazione, ed implora il suo aiuto, Lui, la guarda intensamente.

La madre apre la valigia e gli mostra il piccolo morticino.

Il povero Frate è profondamente toccato ed anch'egli straziato dal dolore di questa madre inconsolabile.

Prende il bambino e gli poggia la mano stigmatizzata sul capo, poi, rivolti gli occhi al cielo, recita una preghiera.

Non passa più di un secondo che la povera creatura già si rianima: un gesto a scatto gli smuove prima le gambine e poi le piccole braccia, sembra svegliarsi da un lungo sonno. Rivolto alla madre gli dice:

«Madre perché strilli, non vedi che tuo figlio dorme?»

È proprio da un lungo sonno senza risveglio che quella creatura sembra ritornare. Il pallore cadaverico diviene subito roseo colorito e le palpebre serrate dallo spettro della morte si dischiudono alla luce della vita.

Le grida della donna e della folla che assiepa la piccola chiesa esplodono in una ovazione generale. Di bocca in bocca si urla al miracolo e anche fin fuori al portone la gente spinge sulla calca per entrare, vedere «il Santo», toccarlo e chiedere misericordia dei propri peccati.

È il maggio del 1925 quando la notizia di questo umile frate che guarisce gli storpi e risuscita i morti, scorre veloce sui fili del telegrafo di tutto il mondo.